Al David di Donatello la musa di Fellini ha ritirato il premio alla carriera con un sontuoso abito rosso firmato dallo stilista napoletano
Di Rocco vestita Sandra Milo ha ritirato il David di Donatello. L’abito che sembra iscriversi nella personalità dell’attrice, è griffato Rocco Barocco, segno di un’idea di eleganza che proprio da Capri ha trovato la sua più efficace rampa di lancio. Lo stilista ci parla di una diva sotto le luci della ribalta con uno sguardo intenso, libero da nostalgie e retorica, perché guardarsi le spalle e individuare ciò che riempie il proprio vissuto è la chiave per capire ciò per cui vale la pena spendersi.
Smagliante ed esplosiva Sandra Milo, grande amica di Rocco Barocco, entra in scena e si accaparra un nuovo premio, questa volta alla carriera.
«Tra noi un’intesa che è frutto di una grande fiducia reciproca» – sostiene lo stilista – «anni di frequentazioni, dagli albori delle nostre carriere, ci hanno permesso un’amicizia reale, tra le grandi feste sull’isola di Capri, animate dal suo spirito allegro, in lei ho da subito colto la sensibilità della ragazza fedele alla gioia dell’esistenza.»
Rocco Barocco che, con la sua splendida casa di Capri, fissa la sua residenza d’elezione, ha pensato per lei a un abito fiammante, dal girovita enfatizzato sotto la nudità delle spalle. Tutto in lei è luce, compreso l’oro della bionda che ribadisce il suo amore per Fellini. Mentre la drammaticità impetuosa di un’ampia gonna ottocentesca viene smorzata dall’andamento del corpetto e, dal palcoscenico della scollatura anteriore, can-can sfrenati vengono evocati con una chiusura a lacci.
«La schiena è quella parte del corpo della donna che induce a suggestioni particolarissime perché insondabili. Guardare una donna di spalle è scorgerla nel suo modo di sottrarsi, di lasciare la scena, nel suo andar via» – precisa lo stilista che ha vestito l’esperienza e il fascino di numerose dive internazionali – «E proprio questa attrice rimane per me la perfetta interprete del femminile e delle sue inaccessibilità, eppure Sandra è aperta e concreta nella sua assoluta, profonda carnalità. Al nostro primo incontro ha da subito dichiarato un’allure che prescinde e precede la moda, l’autentica sensualità che in maniera naturale riesce ad aderire al mito.»
Vestirla è stato, per lo stilista guru dell’alta moda italiana nel mondo, un lavoro di ricerca e di equilibri. Scambio di fedeltà e riflessione sulla profondità di un’interprete che, al premio alla carriera, ringrazia figli e il suo agente, mentre ci ricorda che dietro ogni artista esistono persone che non sempre vengono riconosciute.
E Sandra Milo, spesso ospite nella villa di Rocco Barocco, ha una serie di frequentazioni con cui stringe alleanze che diventano preziosità del cuore. La casa di Rocco Barocco è uno sbarco di frontiera di personalità incredibilmente famose, animate da una creatività incessante. Sarà la vulcanica Marta Marzotto una sera ad organizzare un allegro party che celebra l’ufficialità del sodalizio Barocco-Milo: è così che serate magiche trascorrono scandite da scherzi e complicità irriverenti, attraversano la cultura di un’Italia che si ispira alla bellezza della luna caprese ma intende eclissare tutto il banale che se ne sta in agguato tra la notorietà.
«Vesto Sandra da quasi 40 anni, è divertente ricordare quando toglievo dai suoi abiti le etichette della taglia 46 per mettere le 42» – confida Rocco Barocco – «confonderla nella sua taglia mi dava la possibilità di centrare in pieno, esaltandola, tutta la portata di quel suo carisma che non poteva per nessun motivo disperdersi in dettagli. Poi una sera, complice il vino e l’allegria, lei mi fece confessare, ricordo che eravamo proprio a Capri: alcune donne, come alcune isole, sanno sciogliere i segreti.»
Nel rosso di un incendio, Rocco Barocco ancora una volta decodifica la natura di Sandra Milo, la spensieratezza quasi infantile che include una forma di potenza e che, indossata come un abito, rappresenta misura e passione.
Anna Maria Turra