Considerato il padre dei paparazzi dell’isola, catturò con le sue fotografie la spontaneità e la libertà di tantissimi personaggi
Camminare per le strade dell’isola di Capri e passare inosservati è impossibile. Lo è ancor di più se ci si trova su via Vittorio Emanuele, che da piazza Umberto I conduce allo storico hotel Quisisana: qui fotografi abilissimi, fin dal secondo dopoguerra, sono sempre pronti a immortalare il momento con uno scatto indelebile I primi fotografi – per la maggior parte napoletani – che sbarcarono e si stabilirono sull’isola di Capri, scelsero di reiventare il loro mestiere. All’epoca gli unici servizi fotografici erano quelli scattati alle coppie di sposi che, con non poche difficoltà, potevano coronare il loro sogno e permettersi un ritratto a bordo del vaporetto con Capri in lontananza a fare da sfondo. Fu così che i più intraprendenti si industriarono e iniziarono a lavorare in strada, aspettando il passaggio di qualche turista disposto a lasciarsi fotografare. Non strade qualsiasi certo, ma vie come quella intitolata a Vittorio Emanuele, la main street di Capri, dove – proprio dinanzi al Grand Hotel Quisisana -sostavano due asinelli: Michelangelo e Raffaello. Due vere e proprie mascotte dell’isola azzurra usati per trasportare su e giù per le strette stradine dell’isola i turisti, che venivano immortalati prima della partenza del tour in groppa al ciuchino caprese.
Il fotografo dei vip
Negli anni Cinquanta e Sessanta il mito di Capri iniziò ad attrarre sempre più very important people da ogni parte del mondo. Attori e starlette sceglievano l’isola delle sirene per vacanze a cinque stelle: alcuni cercavano di non farsi riconoscere, camuffandosi con occhialoni e cappello, mentre altri camminavano liberamente lungo le stradine del centro. C’era Ingrid Bergman con sua figlia in tenuta da mare; c’era Brigitte Bardot che amava camminare a piedi nudi sul basolato caprese; c’era Jackie Kennedy con il secondo marito Onassis e c’erano altri ancora che passeggiavano con leopardi o uccelli variopinti sulla spalla. Valerio Di Domenico, a ragion considerato il padre dei paparazzi dell’isola, catturò con le sue fotografie la spontaneità e la libertà di tantissimi personaggi dello spettacolo, del cinema, della politica e del jet set internazionale di quei tempi.
Il «modus operandi» del paparazzo
L’attività di Valerio Di Domenico richiedeva, però, massima organizzazione al fine di portare avanti una sorta di «spionaggio» che iniziava al momento dello sbarco del personaggio e continuava con il pedinamento lungo le viuzze capresi fino all’hotel o alla villa scelta per il soggiorno. Nel retrobottega del suo negozio di via Camerelle Di Domenico aveva allestito una camera oscura dove procedeva allo sviluppo e alla stampa delle foto con un lavoro continuo, senza sosta. Qui si lavorava alacremente per sviluppare gli scatti rubati e passarli alle agenzie di stampa che attendevano le foto della celebrity per corredare le notizie passate dal corrispondente locale dell’Ansa Achille Ciccaglione. Per far prima, il paparazzo caprese si avvaleva anche di alcuni collaboratori che, quotidianamente, facevano la spola tra l’isola e Napoli e magari – con un pizzico di fortuna – si ritrovavano a viaggiare sulla stessa nave assieme ai personaggi famosi.
Una moda che continua tutt’oggi
Armati delle allora eccezionali macchine fotografiche Rolleiflex, Valerio Di Domenico e il suo team erano sempre in cerca, notte e giorno, di volti noti da ritrarre, ma anche di semplici turisti che avevano piacere a farsi immortalare e acquistare la foto ricordo della loro visita sull’isola. Una lunga collezione di scatti, quella di Di Domenico, che è stata oggetto di mostre e pubblicazioni sui principali quotidiani e periodici internazionali. Le sue fotografie lo hanno reso famoso e immortale – oltre che come paparazzo – anche come artista. E ancora oggi, tanti altri fotografi seguono il suo esempio e le strade di Capri continuano a brulicare di paparazzi pronti a immortalare le vacanze capresi di vip e non.
Emanuela De Martino
Credit: collezione privata Archivio Di Domenico