Residenza del pittore americano Charles Coleman, è stata a lungo il punto di ritrovo dei tanti artisti sull’isola delle sirene tra il XIX e il XX secolo
Villa Narcissus è una delle testimonianze più chiare dell’eclettismo che caratterizzava l’isola di Capri intorno alla fine dell’Ottocento. Fortemente desiderata dall’artista americano Charles Caryl Coleman, l’imponente dimora è stata coinvolta in diversi lavori di restauro, influenzati da stili e correnti artistiche eterogenee, amati dal suo padrone.
Villa Narcissus e la sua storia
Proveniente da Buffalo, il pittore Coleman si innamorò dell’isola azzurra non appena sbarcato alla baia di Marina Grande, nell’anno 1880. Desideroso di trasformare la perla del Mediterraneo nella sua patria acquisita, acquistò, in via Madre Serafina, poco lontano dalla piazzetta, una casa che era stata dapprima una foresteria e, successivamente, un ospizio del Convento di Santa Teresa. L’artista diede immediatamente ordine di iniziare i lavori di allestimento e raccontava agli amici che fu il magnifico oleandro che giaceva al centro del cortile a convincerlo a comprare quell’abitazione. Da qui derivò, infatti, il primo nome della villa che inizialmente fu soprannominata Casa dell’Oleandro.
L’eclettismo di Villa Narcissus
La realizzazione della villa riprende completamente il carattere poliedrico e stravagante del proprietario, andando di fatto a costituire uno degli edifici emblematici dell’eclettismo caprese degli anni tra il XIX e il XX secolo. Gli interni, così come gli esterni, della dimora di Coleman rappresentano uno straordinario intreccio tra le influenze arabo-ispaniche e lo stile moresco uniti ai caratteri originari della casa, tipici del periodo tardo seicentesco. Adornata da archi e colonne, la villa vantava ampie finestre maiolicate in ceramica e un affascinante cancello dall’arco a ferro di cavallo.
La struttura della villa di Coleman
L’interno della dimora accoglieva il padrone, che era solito utilizzare vesti mussulmane, e i suoi ospiti, con candelabri arabi, esclusivi tappeti persiani, narghilè, e pilastri dallo stile rinascimentale. L’influenza del mondo classico nella vita dell’artista si fece strada nel corso degli anni e portò a un restauro della villa. L’amato cortile venne trasformato in un impluvium, un’area ispirata alle abitazioni greche e romane, dove nei pressi dell’atrio era posta una vasca quadrangolare, utilizzata per raccogliere l’acqua piovana. L’ambiente fu completamente restaurato sovrapponendovi lo stile pompeiano, con un altarino dai tasselli di vetro risalenti al periodo di Tiberio, ritrovati all’interno della Grotta dell’Arsenale.
Nel corso degli anni, la villa divenne un vero e proprio punto di incontro degli artisti dell’epoca, prendendo quindi il nome di «Villa Narcissus»: qui Coleman passò tutta la vita a dipingere i suoi quadri ispirandosi al blu del mare caprese e alla vista mozzafiato del Golfo di Napoli.
Viviana Vitale
Credit:
Costantino Esposito