La parentesi caprese di Gor’kij, Lenin e degli esuli russi
Sembra incredibile ma una delle scintille che fece deflagrare la Rivoluzione russa del 1917 è scoccata a Capri, probabilmente a pochi passi dalla Piazzetta. Questa è solo una delle migliaia piccole storie capresi che, ironia della sorte, con giri più o meno tortuosi tendono a confluire nella Storia con la esse maiuscola.
Capri, 1906. Lo scrittore amaro attraversa la piazzetta
È il 2 novembre, secondo le cronache locali, il giorno in cui lo scrittore russo Maksim Gor’kij giunge sull’isola con la moglie Marija Andreeva, dopo l’esilio volontario che si era imposto a causa degli stridenti contrasti dovuti all’opposizione al regime zarista. Dopo una breve parentesi statunitense lo scrittore amaro (traduzione del suo pseudonimo) sbarca sull’isola di Capri, accolto calorosamente dalla popolazione, già avvezza a eccentrici personaggi, aristocratici e artisti, che transitavano sull’isola sulla scia del Grand Tour ottocentesco. Dopo un breve soggiorno all’Hotel Quisisana, Gor’kij capisce che quella caprese non sarà una semplice parentesi ma qualcosa in più ed è in questo momento che la storia renderà immortali due dimore capresi: Villa Blaesus e Villa Behring.
La scuola di Partito
Sulla scia di Gor’kij altri intellettuali russi fanno rotta verso Capri, e nella piccola Villa Blaesus, situata nei pressi degli attuali Giardini di Augusto, viene fondata la sede caprese della Scuola di Partito. Quel luogo diviene un crocevia di storie e personaggi che scolpiranno i loro nomi nel destino della Russia: Aleksandr Bogdanov, Anatolij Lunačarskij e Grigorij Aleksinskij. Personaggi ingombranti, gomito a gomito, in quella che la stessa Andreeva definisce «una piccola casetta con tre finestrelle.»
Vladimir Lenin
E probabilmente da una di quelle finestrelle, nel 1908, Gork’kij volge lo sguardo sui serpentoni della tortuosa via Krupp e scorge, con entusiasmo misto a preoccupazione, la figura dell’amico Vladimir Lenin, giunto a Capri per discutere della linea della scuola isolana. Sbarcato a Marina Piccola a causa delle pessime condizioni del mare che impedivano l’attracco a Marina Grande, uno dei più grandi rivoluzionari della storia mondiale è solo un piccolo puntino fra i maestosi tornanti della strada fatta costruire dal re dei cannoni Friedrich Krupp. Incredibili asimmetrie e prospettive che solo Capri sa creare. Ormai la storia si fonde con il mito: rimangono tutt’oggi le testimonianze fotografiche di quegli incredibili anni, come la partita a scacchi fra Lenin e Bogdanov sulla terrazza di Villa Blaesus.
Villa Behring e la scintilla ormai scoccata
La scuola rivoluzionaria e i suoi seguaci crescono notevolmente, quindi Gor’kij, alla ricerca di spazi più ampi si trasferisce, nel 1909, a Villa Behring, un grande edificio dalle mura dipinte di rosso, letteralmente alle spalle dalla piazzetta di Capri oggi simbolo della mondanità tout-court. La villa, impreziosita dall’incredibile terrazzo che sovrasta il versante di Marina Grande, continua ad essere frequentata dai grandi nomi dell’intelligecjia russa.
Il 1910 è l’anno della seconda visita a Capri di Vladimir Lenin: sono giorni di cruciale importanza per le basi della rivoluzione del 1917 ma, a giudicare da alcune testimonianze, la situazione fra Lenin, gli amici Maksim e Marija e la corrente caprese è più distesa, tant’è che fra storia e mito si narra ancora oggi di un tremendo scherzo architettato dalla padrona di casa ai danni di Lenin con la collaborazione di un barbiere artista caprese, Adolfo Schiano, che fatto travestire da gendarme, si presenta al palazzo rosso e con una magistrale interpretazione finge di essere giunto con un mandato di arresto nei confronti di un atterrito Lenin.
Il ritorno in patria
Dopo una breve parentesi dal 1911 al 1913 quando Gor’kij e l’inseparabile Marija vivono sul versante di Marina Piccola, a Villa Pierina, la coppia rientra in Russia a seguito dell’amnistia dello Zar. Il resto è Storia. Dopo la rivoluzione del 1917, Gor’kij ritorna a peregrinare per l’Europa, si ferma a Sorrento e non ritorna sulla sua amata isola: «Mi dicono – scrive – che è diventata chiassosa, cara e di lusso.»
Ugo Canfora
Credit: Costantino Esposito