La richiesta di case è così alta che per l’investitore il timore di non riuscire a realizzare il rendimento prefissato è un evento raro
La crisi del mercato immobiliare italiano nel 2012, prolungatasi per circa 5 anni in tutte le principali aree urbane italiane, aveva di fatto colpito anche la domanda di chi acquistava a puro scopo reddituale. Comprare una casa per poi metterla in affitto nelle grandi città, in quegli anni, era solo una quota dell’otto per cento sul totale del mercato. Nelle località turistiche la quota era di poco superiore: circa il 12 per cento. La domanda di chi affitta una casa al mare (o in montagna) si è trasformata parecchio nell’ultimo ventennio, soprattutto in relazione alla durata del periodo. Se una volta la maggior parte delle famiglie affittava l’immobile per tutta la stagione estiva, mediamente da giugno fino a metà settembre, le abitudini degli italiani con l’inizio degli anni 2000 sono cambiate. Con l’affermarsi dei portali immobiliari dedicati agli affitti e soprattutto con l’esplosione degli affitti brevi (AirBnB è sbarcato in Italia nel 2008, alla vigilia della crisi dei mutui subprime), la domanda di lungo periodo ha lasciato spazio a quella di breve, se non di brevissimo (un paio di notti per il week end). L’offerta si è velocemente adeguata e questo fenomeno ha riguardato, se ben guardiamo, sia il mercato immobiliare urbano sia quello delle località turistiche. Capri, in fondo, non fa eccezione, se non per un particolare importante. Sull’isola azzurra l’offerta di intere case in affitto è nettamente superiore rispetto a quella di singoli appartamenti o delle singole stanze. Anzi, guardando nel dettaglio, si scopre che nel Comune di Capri le abitazioni in affitto rappresentano il 90 per cento dell’offerta, mentre nel secondo Comune dell’isola, Anacapri, questo genere di offerta cala al 70 per cento. Insomma, ad Anacapri è più facile trovare in affitto un appartamento piuttosto che una casa. Per il puro investitore l’isola campana è da sempre un ottimo business; i rendimenti ottenibili dall’affitto non sono mai scesi a livello stagionale sotto il 6,5 per cento, al lordo di tasse e spese varie. Per esempio, anche l’anno scorso, nonostante la pandemia e le restrizioni imposte agli spostamenti, la domanda di case in affitto nel periodo di primavera – estate sono cresciute del dodici per cento rispetto alla stagione 2019. I costi dell’affitto a Capri variano sensibilmente, a seconda della tipologia di immobile e della zona in cui esso si trova, la vicinanza al mare o la vista sui faraglioni, sono fra i fattori che possono modificare il canone anche del venti per cento. In estate, le ville più belle possono venire affittate anche per svariate decine di migliaia di euro e la domanda estera non manca mai. In piazzetta, affittare un monolocale può costare anche più di 400 euro al giorno, mentre case e ville nella parte sud dell’isola, lungo via Tragara, registrano dei canoni mensili compresi fra i 2.500 e i 6.000 euro al mese, in media fra i più alti dell’isola. Spostandosi verso Anacapri l’offerta di immobili in locazione si traduce in canoni di affitto un po’ più bassi rispetto a quelli del comune di Capri. Tuttavia, anche ad Anacapri affittare una intera casa arredata nello stile caprese con un bel giardino dove cenare la sera, lontani dalla confusione modaiola dell’isola, non costa meno di 6 – 7 mila euro al mese (nei mesi estivi). La richiesta di case sull’isola è così alta che per l’investitore il timore di non riuscire a realizzare il rendimento che si era prefissato è un evento alquanto raro.
Alessandro Ghisolfi
PR&RE Advisor