L’edificio si trova tra le due contrade di Anacapri, Le Boffe e Timpone. Costruito attorno al Settecento, fu poi ristrutturato da Edwin Cerio
Se i muri potessero parlare, sarebbero in grado di riempire pagine di storia. La Casa Orlandi, per fare un esempio, riuscirebbe a raccontare l’intero sviluppo di Anacapri, legandoci insieme vicissitudini e rivoluzioni, artistiche e architettoniche. Un tempo l’ambiente dominava con le sole strutture contadine delle Teresiane a creare un minimo contrasto. Ma il vento stava cambiando, e i primi segnali cominciavano a manifestarsi all’alba del Settecento. Attorno al 1720 venne realizzato il progetto di Domenico Antonio Vaccaro, che prevedeva la restituzione del complesso conventuale di San Michele completamente rinnovato, insieme alla realizzazione della chiesa. Lì stava finalmente prendendo forma la casa originaria che sarà poi acquistata da Giuseppe Orlandi, consigliere provinciale che proprio in quel frangente si adopererà nella realizzazione della strada che collega Anacapri e Capri.
L’arrivo di Cerio
Su questa residenza con cisterne, orto e giardino, in realtà c’è ancora molto da dire. A cominciare dal tocco che tutti, passando di qua, avranno avuto modo di osservare. Casa Orlandi è infatti una villa che ha vissuto più vite. Quella più intensa, si fa per dire, è stata possibile grazie al tocco e all’esperienza di Edwin Cerio, noto ingegnere e scrittore dell’isola. Parte della bellezza ed eleganza delle costruzioni capresi è merito del suo ingegno che gli ha permesso di coniare quello che viene spesso definito lo stile di Capri, un modello architettonico che si sofferma sul legame con le tradizioni del luogo. L’antico si sposa al moderno in una poetica che abbraccia la cultura isolana, restituendolo in tutto il suo spessore. Di fatto le sue sono delle vere e proprie opere d’arte, dalla presenza della scala esterna all’uso della pergola e della panca. Per non parlare della scelta accurata dei materiali che potevano essere la malta di calce e la pozzolana. Il tutto senza mai alterare il progetto originale, come si vede con la Casa Orlandi per cui scelse di mantenere l’intero pergolato e il viale centrale. Con alcune poche eccezioni come lo studiolo che si trova al piano superiore, verso la zona notte.
Da Amelio e Trisorio fino ai giorni nostri
Con gli anni ’60 la villa venne poi offerta ai galleristi di Napoli Lucio Amelio e Pasquale Trisorio, i quali cercarono di trasformare il luogo in uno spazio culturale. In parte ci riuscirono ma più che parlare di incontri, la casa cominciò a ospitare alcuni personaggi davvero illustri come Andy Warhol, Joseph Beyus, lasciandosi ispirare da questo ambiente tranquillo e da queste stanze che si affacciano verso giardini e il mare, soprattutto se ci si trova all’interno dello studiolo di Cerio con la finestra che volge il suo sguardo sul Golfo di Napoli. Dopodiché è passato nelle mani dell’Università di Napoli, convertendola di una sede distaccata dell’ateneo per progetti di studio e di ricerca, incontri e corsi post laurea.
Riccardo Lo Re
Credits: foto Università di Napoli