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Dalla luce all’ombra: il sentiero del Pizzolungo

Nel cuore di Matermania parte un sentiero mozzafiato che passando per Villa Malaparte arriva fino ai Faraglioni

Dalla luce all’ombra, dall’azzurro intenso che fa male agli occhi al verde riposante di una macchia d’alberi. La passeggiata del Pizzolungo assicura un contrasto così frequente di percezioni sensoriali che l’attenzione anche sui dettagli viene decisamente intensificata. Più si aguzza la vista e meno si avverte la fatica sorpassando un anfratto forgiato dalla natura o un moloch architettonico realizzato da uomini ambiziosi. Si parte dalla Piazzetta, ma giusto per salutare gli ultimi sprazzi di una quotidianità vociante ed inoltrarsi, senza remore, lungo vie meno frequentate, dove i capresi sanno ascoltare anche il battito del loro cuore.

Incontrare la forza primitiva

La scelta iniziale è tra la placida via Longano o via Le Botteghe, che richiede un po’ più di forza nelle gambe per la ripida salita. Su via Matermania senti il rumore dei tuoi passi che scandiscono come un rito preparatorio l’incontro con la forza primitiva dell’Arco Naturale. Uno sguardo al mare lontano che riempie i confini di pietra della struttura e poi di corsa giù, con coraggio, lungo la scalinata che ti consente di scoprire la grotta di Matromania e nel suo innaturale buio ancora saturo dei misteriosi rituali che un tempo remoto uomini impauriti allestivano per ingraziarsi le capricciose divinità del bosco.

Domus evocative

Riprendi la via con rinnovato desiderio di scoperta. A passo di marcia ti addentri nella rigogliosa macchia mediterranea, rallentando solo in prossimità di alcune ville silenziose, nascoste tra le fronde, e ti convinci di poter comprendere il carattere dei proprietari, antichi e moderni, allungando lo sguardo sulle pareti cotte dal sole, sui gradini d’ingresso, sulle terrazze panoramiche. La potenza evocativa di queste moderne domus raggiunge il culmine (anche nella dimensione fisica) con la residenza che l’inquieto scrittore Curzio Malaparte fece realizzare da Adalberto Libera negli anni Quaranta sul costone di Capo Masullo.

Relitto sulla roccia

Il rosso edificio doveva riflettere la personalità controcorrente del suo proprietario: niente fronzoli o decorazioni, ma una linea quasi astratta, uno spazio piano aperto alla contemplazione di fronte ad un mare che tanto urla di eterno. La casa di Malaparte, raccontò il visionario architetto americano John Hejduk, è come «un relitto sulla roccia, dopo il ritiro delle acque. Un sarcofago di voci segrete.» Riflessioni che si possono rielaborare allontanandosi dalla straniante costruzione, meglio ancora affacciandosi, alla fine del percorso di circa due ore, dal belvedere di Tragara, a picco sulla baia di Marina Piccola. A questo punto i polpacci sono appena indolenziti. Ma è la testa che ha lavorato di più.

Marco Molino

Credit: Costantino Esposito