Graham Greene, da agente segreto a scrittore

Il drammaturgo britannico scelse Villa Il Rosaio come suo rifugio dal mondo

Sceglie Capri nel 1948 lo scrittore britannico dagli stati d’animo contrastanti. Villa Il Rosaio rappresenta un rifugio privato, il giardino segreto nascosto da muri bianchi, dove nelle residenze estive Graham Greene allena quella prosa multiforme della sua lunga produzione letteraria.

Può un agente segreto diventare un importante scrittore e drammaturgo? Graham Greene, inglese, agente dell’Intelligence in Sierra Leone affronta con notevole successo diversi generi letterari oltre che imbattersi in diverse condotte che gli frutteranno altrettante definizioni. Ma sarà lui stesso, in una lettera alla moglie Vivien, a nominare il sospetto di essere affetto da disturbo bipolare. Impegnato su più fronti, temi religiosi e politica internazionale, si costringe da subito alla scrittura. Nato agli inizi di un Novecento inquieto, i successi dei suoi romanzi gli consentono di continuare a viaggiare per scoprire e insieme dar corpo a un flusso d’inarrestabile ispirazione. Un americano tranquillo, La rocca di Brighton, Il nocciolo della questione e Il nostro agente all’Avana sono solo alcuni titoli dei suoi celebri romanzi. Graham Greene definito dal biografo dello scrittore, Norman Sherry, “una delle massime espressioni della letteratura del XX secolo”, viene espunto dalla critica letteraria dell’epoca per via di quel consenso corale dei suoi lavori. Conduce una vita particolarmente agiata, convulsa tra relazioni clandestine e strattonata dai suoi stessi virtuosismi intellettuali. Divide gli addetti ai lavori e interessa il pubblico con le sue posizioni, mentre una nuova classificazione, più strettamente legata al mondo del giornalismo, lo relega al ruolo di antiamericano. Dopo gli anni Cinquanta, infatti, anche in Italia domina il pregiudizio veicolato da Un americano tranquillo: il governo degli Stati Uniti viene preso di mira mentre Greene, con disinvolta chiaroveggenza, profetizza la degenerazione del conflitto vietnamita.

Eclettico e cruciale Greene è il grande interprete anche di una conversione al cattolicesimo svelata negli strati più intimi del prete ubriacone, personaggio di spicco de Il potere e la gloria, o ne Il nocciolo della questione, dove la fiducia nella misericordia divina è lo sfondo dell’irredimibile che trova il perdono. 

Sfugge con l’agilità dello scrittore di grido alle strette classificazioni e, se la quantità dei consensi è propizia di una nuova e crescente reputazione, nella risoluta ricerca di misura, come in una delle sue spy story Greene ci consegna un’ulteriore lezione di stile: il riparo. Per raggiungere la sua dimora di Anacapri bisognerà attraversare qualche centinaio di metri tra piazza Caprile fino a via Caselle 5, poi un dedalo di vialetti di mattoni conduce alla modestia di una casa che lui acquista completamente arredata: dai piatti alle lenzuola. Eppure, chi varca il cancello in ferro battuto, incontra l’uomo diffidente sia verso ogni forma di possesso sia di borghesia. Non ama essere classificato in alcun modo, tantomeno come scrittore cattolico, dice di essere solo un romanziere cui è capitato di avere un’esperienza di fede. Dalla sua residenza caprese si reca per la messa nella chiesa barocca di Santo Stefano, adiacente al bar Tiberio e, dentro la Villa Il Rosaio, una Madonna da presepe napoletano sotto una campana di vetro trova posto tra i suoi libri. Al piano terra quattro camerette e sopra un unico locale. Un lucernario, da cui spiove la luce sulle piastrelle floreali del piccolo soggiorno, trafigge il soffitto a cupola. Accanto, a pochi metri, la Villa Ceselle, acquistata nel 1911 da Edwin Cerio, ingegnere scrittore e progettista, vede Greene intrattenersi nel crocevia intellettuale che raccoglie istanze da tutto il mondo. Nelle mille sfumature del suo linguaggio non manca di spaccare il capello in quattro, evadendo regolarmente legami ideologici più che sentimentali. Accanto a una critica letteraria che mostra lo strabismo del tutto snob che non perdona un numero troppo alto di copie vendute, i contemporanei, molto devotamente, lo amano.

Anna Maria Turra