All’Oasi, uno dei parchi più belli dell’isola di Capri, questa primavera gli ornitologi hanno registrato il passaggio di 6100 uccelli migratori
L’Oasi del Castello Barbarossa continua a stupire. I suoi ruderi, oltre alla suggestione della storia e del paesaggio, sono un luogo di grande importanza per lo studio della fauna avicola. Questa primavera gli ornitologi della Stazione Ornitologica, l’equipe guidata da Dario Piacentini, hanno potuto osservare e registrare la presenza di ben 6100 volatili durante la migrazione. A 412 metri di altezza rispetto al livello del mare si trova il Castello Barbarossa, che prende il nome proprio del corsaro che la espugnò. A partire dal 1898 quest’area divenne proprietà del medico svedese Axel Munthe, probabilmente catturato dalla magia della vista mozzafiato sul mare e dal verde intenso di una natura incontaminata. Ed è qui che ogni anno migliaia di volatili scelgono l’isola come residenza per riposarsi, prima di riprendere a volare e tornare in Europa dopo aver attraversato il Mediterraneo. Naturalmente in autunno il percorso è inverso, con destinazione il continente africano. Dalla fine dell’Ottocento si è riusciti a conservare questo spirito che ancora oggi aleggia attorno a questa oasi. Questo grazie soprattutto alla Fondazione Axel Munthe – Villa San Michele di cui l’Oasi del Monte Barbarossa è proprietà ed è in gestione per la sua salvaguardia e valorizzazione in campo ambientale a Legambiente dal 2015.

L’attività ornitologica
Sono sei ettari di territorio dell’isola di Capri, ricadenti nella Zona a Protezione Speciale per la direttiva dell’UE Habitat, che hanno una grande valenza ecologica: l’Oasi è piena di biodiversità, dalla particolare flora tipica al passaggio di rotte avifaune uniche in Europa. Al castello esiste un importante Centro Scientifico di Inanellamento, legato all’ISPRA, che studia gli uccelli migratori. L’attività ornitologica nell’isola fu iniziata dalla Società Ornitologica Svedese nel 1956, cui si è aggiunta all’inizio degli anni Ottanta la Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU), sostituita poi dal Centro di Inanellamento dell’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale di Bologna. Il centro utilizza l’isola come una stazione per la raccolta dei dati relativi al sesso, età, specie, dimensioni e peso degli uccelli catturati attraverso l’uso di una rete. A questi, prima di essere rilasciati, viene infine agganciato un anello metallico che, nel caso di una loro successiva ricattura, permette di seguirne lo spostamento.
Sibilla Panfili
