È la più grande grotta dell’isola, impossibile da visitare, ma… ve la raccontiamo noi
La Grotta del Castiglione, che prende il nome dal castello sovrastante, si presenta come una grossa fenditura nella parete a strapiombo sulla mitica via Krupp, visibile chiaramente dal versante di Marina Piccola. Questo luogo, già abitato nel paleolitico, diventò ninfeo in epoca romana e fu utilizzato come rifugio contro le incursioni piratesche nel medioevo e contro le bombe della Seconda Guerra Mondiale. Oggi per una serie di sfortunate circostanze è praticamente impossibile da raggiungere, ma si può osservare in tutta la sua maestosità alzando lo sguardo dalla costa sud dell’isola.
Il ninfeo romano
Il primo utilizzo di questa formazione naturale, in epoca romana, fu quello di ninfeo per la villa imperiale che sorgeva al di sopra di essa, nel luogo dove ora sorge la residenza privata del Castiglione. Vi si accedeva da monte, tramite un sentiero che oggi è assolutamente sconsigliabile visto che bisognerebbe inoltrarsi in un campo transennato, dove ormai non resta quasi niente del muretto di cinta dell’ultima parte del percorso: si camminerebbe in pratica ad un passo da uno strapiombo. Giunti all’interno dell’altissima grotta si notano ancora testimonianze romane: segmenti di opus reticulatum e la cisterna.
Il Medioevo
Nel tardo medioevo l’isola subì spesso assedi e razzie da parte dei pirati saraceni e, alla terrorizzata popolazione, non rimaneva altro che arroccarsi nelle zone alte dell’isola. La grotta, vista la difficoltà di accedervi, rappresentava un ottimo rifugio e i capresi la attrezzarono con tutte le strutture necessarie a resistere anche per settimane agli assedi dei corsari.
Il Novecento
La grotta divenne proprietà di Giorgio Cerio, fratello di Edwin e figlio di Ignazio, che fece abbattere tutte le costruzioni medievali. Recuperando la cisterna romana fece costruire anche una piccola abitazione all’interno della grotta e, soprattutto, collegò la parte inferiore della grotta con la sottostante via Krupp: è stato questo per anni il sentiero più agevole per accedervi ma, durante gli anni, complice anche la chiusura della strada, la vegetazione se ne è impossessata.
Ugo Canfora
Credit: Costantino Esposito