Maksim Gor’kij e Vittorio Emanuele III

L’incontro tra Maksim Gor’kij e Vittorio Emanuele III

Dall’isola di Capri Maksim Gor’kij si diresse a Napoli dove si trovò a dialogare di politica con il Re d’Italia

Gli opposti si attraggono in amore e, a maggior ragione, nella politica. Lo dimostra un incontro a dir poco insolito avvenuto a Napoli tra due figure storiche del Novecento: lo scrittore Maksim Gor’kij e il Re d’Italia Vittorio Emanuele III. L’intervista fu pubblicata da L’Humanité, il giornale francese fondato dal socialista Jean Jaurès nel 1904, avendo ricevuto direttamente le informazioni da un compagno stretto di Gor’kij. I rischi erano molti all’epoca. Poteva esserci la smentita degli interessati, o, ancora peggio, una crisi diplomatica con gli Stati Uniti che, secondo il giornale, avrebbe potuto «armarsi contro l’Europa.»

Storia e rivoluzione

La storia parlò diversamente, posticipando tutto ai conflitti mondiali che si susseguirono durante la prima metà del Novecento. Eppure, in quel momento Maksim Gor’kij e Vittorio Emanuele III misero da parte le differenze ideologiche spingendosi oltre i propri confortevoli confini, in una discussione politica rispettosa delle diverse vedute. L’isola di Capri, sotto questo aspetto, si può accaparrare parte del merito, essendo stata la meta di artisti e rivoluzionari come Lenin che nei primi anni del Secolo Breve trovarono una terra fertile per sviluppare la loro idea di socialismo. Lo ha descritto perfettamente Mario Martone con il suo Capri Revolution, mostrando come anche solo una vallata possa bastare a mostrare i due lati dell’animo umano. Da una parte chi vuole conservare le tradizioni, e dall’altro chi è deciso a stravolgere i suoi modelli.  

Da Capri a Napoli, l’incontro con il re

Maksim Gor’kij era tuttavia colpito dal fascino quasi indescrivibile dell’isola, divenendo la musa ispiratrice di alcune sue opere letterarie e di quella che sarà la Scuola di Capri, dove parteciparono alcuni esuli rivoluzionari dalla Russia. Qualche tempo più tardi passò per Napoli, facendosi notare con il suo «costume pittoresco russo» che era solito indossare quando si trovava all’estero. In un istante si trovò di fronte a un palazzo storico napoletano. All’inizio era la residenza dell’antica dinastia borbonica, ma in seguito all’unità d’Italia passò di mano ai Savoia dopo l’intervento di Giuseppe Garibaldi. 

Ci mancò davvero poco per impedire quell’incontro. La politica in quel caso non fu determinante, bensì quel vestito che comportò la totale indifferenza del poliziotto, che probabilmente non l’aveva riconosciuto. Gor’kij insistette di voler visitare gli interni di questo sontuoso palazzo mostrando un biglietto da consegnare agli ufficiali e, alla fine, fu accontentato da un uomo dalle sembianze minute ma estremamente cordiale con il nuovo ospite. Non si può non citare il primo scambio di battute tra i due personaggi: «Con chi ho l’onore di parlare?» – chiese Gor’kij – «Con il Re.» Il primo di una lunga serie che toccherà la politica del futuro. 

Dalla politica all’idea di comunità 

Dopo un tour per le varie stanze palazzo, cominciò un colloquio dove vennero presi in considerazione diversi temi. Vittorio Emanuele III svelò di conoscere bene ogni opera Maksim Gor’kij, dimostrandolo con dei passaggi dei suoi testi che lo avevano più colpito. Non ci misero molto a entrare nel cuore del discorso, dalle basi del socialismo alle sue implicazioni politiche. E qui, cominciarono i primi scontri:

«Io sono un socialista» – afferma il re – «ma il socialismo che intendo io è più individualista e radicale di quanto non lo sia per una buona metà dei socialisti di oggi. Disprezzo il programma socialista del partito che si occupa solo di riforme economiche, perché porterebbero a un pericoloso imperialismo. L’unica cosa che dovrebbe essere lasciata allo Stato è l’istruzione.» Parlarono della nascita di una confederazione internazionale di Stati, dell’elezione di un presidente ogni cinque anni. Maksim Gor’kij si spinse però oltre, e, scordandosi del ruolo del sovrano, chiese se fosse un repubblicano. Un vero paradosso, visto che davanti a sé c’era la massima carica monarchica dello Stato italiano, ma il re se ne uscì con una frase di grande stile: «Se il popolo vuole un re, se vuole una repubblica, può avere entrambi.»

Riccardo Lo Re

Credit: Costantino Esposito

Fonte: Maxim Gorki in the Island of Capri, The New York Times, 6 novembre 1910