ristorante capri Da Paolino

Luna, limoni e Lino

Al ristorante Da Paolino per rivivere il sapore degli anni Sessanta  

Luna, limoni e Lino, per cercare le stelle non affannatevi a sfogliare la solita guida. Il ristorante «Da Paolino» brilla di luce propria: basta alzare la testa per assaggiare il sapore degli anni Sessanta, tra dive, star e astri del firmamento.

A Marina Grande, sotto la limonaia simbolo dell’isola di Capri, ogni sera va in scena la deliziosa commedia. I sapori di una volta. 

La semplice trattoria con orto, vigna e campo da bocce: cassette da frutta come sedie, assi dei muratori come tavoli, panini con tonno e pesce fresco. Cinquant’anni fa nasce il mito di Paolino, lungo quella stradina di Palazzo a Mare che bruscamente si trasforma in una ripida rampa di scale, per scendere fino ai Bagni di Tiberio.

Il mito di Capri

Oggi il figlio di Paolino, Lino De Martino, accoglie i suoi ospiti in giardino, aiutato dalle nipoti Michela e Arianna. Il cancello di ferro battuto, che divide lussuose ville dagli orti, si apre sulla terrazza ricoperta da alberi di limoni, i cui rami toccano i tavoli illuminati da lampade in maiolica e candele. Sul vialetto, i ciottoli della spiaggia e il roseto che evoca l’ingresso di Villa Bismarck. E per ogni passo, il lungo sospiro dei turisti e almeno 15 minuti di attesa per le rituali foto ai limoni.

«A dieci anni lavoravo con la nonna ai Bagni di Tiberio e già cucinavo totani e patate, lavando i piatti con l’acqua di una piccola sorgente. Dal 1966 al 1970 ho lavorato al bar del Quisisana, toccando con mano il mito di Capri e servendo drink a Soraya, Jacqueline Kennedy e Onassis» – racconta Lino – «Non esisteva ancora il concetto di vacanza, era una vera e propria villeggiatura, che durava anche tre o quattro mesi. Ho ancora negli occhi Brigitte Bardot in piazzetta con un vestitino alle ginocchia e la Loren mentre girava La baia di Napoli

Sotto i limoni 

Il cibo era buono, si mangiavano poche cose ma sempre in compagnia di amici che si davano appuntamento sotto il pergolato.

«Non c’era la sala ma un pollaio, proprio dove ora c’è la cucina. All’epoca mi domandavo come faceva papà a stare sempre in giardino ma ora capisco» – spiega – «Il mio attaccamento alla terra è molto forte e, da quando lui è mancato 25 anni fa, sono sempre rimasto qui. Da diversi anni non riesco più a partire da Capri e non so spiegarmi il motivo. Solo una cosa mi rende triste: quando i clienti tirano i miei limoni dai rami. Quando muore una pianta per me è come perdere una persona cara. Curo gli alberi di limoni da solo e non permetto a nessuno di toccarli, potarli e tagliarli. Ho piante che hanno oltre 100 anni di età e 300 alberi in giardino.»

Gli amici di «Paolino»

Impossibile elencare tutti i personaggi famosi che hanno gustato i ravioli capresi da «Paolino», a partire da Luca Cordero di Montezemolo e Edwige Fenech che hanno aiutato Lino a lanciare il ristorante sin dall’inizio. E di tutti conserva una dedica sull’albo d’oro che, dal 1978, custodisce i ricordi dei suoi ospiti.

«Sono stati gli anni più belli della mia vita e ho ancora la pelle d’oca. Il cenone di Capodanno a villa Montezemolo con l’avvocato Gianni Agnelli, a base di bomba Paolino, spaghetti a vongole, baccalà e ravioli capresi. Il bagno nella grotta azzurra con Lucio Dalla, mentre intonava Caruso. Il giro in barca sotto l’arco dei Faraglioni, che porterà fortuna ai giovani giocatori della nazionale militare guidata da Del Piero, Cannavaro, Di Canio e Totti» – ricorda Lino – «Le cene con Richard Gere e i consigli di Aurelio De Laurentiis, che preferisce la cucina di una volta e ordina sempre la nostra parmigiana o i paccheri con fiorili e caciotta grattata direttamente nella zuppiera. Recentemente ho ospitato John Elkann e mi ha chiesto come trascorreva il tempo suo nonno sull’isola. L’avvocato, quando era in Sardegna e aveva voglia di mangiare la bomba di Paolino a tutti i costi, mi faceva telefonare dai ristoratori per la ricetta.»

Lino non ha mai dato quella ricetta ai ristoratori sardi e l’avvocato di certo non ha mai dimenticato il sapore del calzoncino fritto caprese – con impasto di latte e zucchero, sale e lievito, e ripieno di prosciutto e mozzarella con pomodoro fresco – servito ancora oggi al ristorante «Da Paolino» come antipasto. Da non perdere! 

Antonello De Nicola