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Michele Salvia: un amore senza fine

Ex sindaco e assessore, oggi dedito all’agricoltura presso l’area tiberiana, Michele Salvia incarna tutto quanto vorreste conoscere dell’isola di Capri verace.

Michele Salvia è il caprese per eccellenza: custodisce storie e tradizioni proteggendo l’identità locale attraverso i prodotti della terra, memore dell’esperienza maturata grazie ai trascorsi amministrativi.

Ieri: l’impegno politico

Solo un anno vissuto con la fascia tricolore «per non lasciare che la popolazione caprese assistesse ai litigi tipici delle grandi coalizioni di quell’epoca, ma era un ruolo che non mi si addiceva», Michele Salvia, come assessore, però, non se n’è stato affatto con le mani in mano, adoperando, per esempio, un’inaspettata donazione anche per realizzare la sede dell’ANffAS (Associazione Nazionale di Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) dell’isola di Capri, in località Palazzo a Mare.
«Negli anni Ottanta lo sceicco Khashoggi era solito visitare l’isola con il suo yacht e il sindaco dell’epoca gli mandava a bordo un fascio di rose consegnato da una ragazza vestita con il tipico costume popolare da ‘pacchiana’: per i tre anni successivi, in segno di gratitudine, lo sceicco donò al comune dieci milioni di vecchie lire, soldi che investimmo in una struttura coperta per attività sportive e nel recupero di un prefabbricato, utilizzato dopo il terremoto di Gemona in Friuli, che adattammo per il centro che ancora oggi assiste persone bisognose».

Oggi: la propaganda tiberiana

L’isola di Capri non offre soltanto certezze quali la Piazzetta, i Faraglioni e la Grotta Azzurra. Michele Salvia lo sa bene e lo sottolinea: «Gli ospiti dell’isola di Capri che si spingono nella zona di Tiberio, possono farlo per conoscere la vita del Barone Fersen legata a Villa Lysis, per la storia millenaria di Villa Jovis e per scrutare i belvedere di Parco Astarita, a mio avviso i più belli al mondo».
Non solo le destinazioni, però, dovrebbero suscitare l’interesse di chi sceglie di visitare la zona alta del territorio caprese. «Lungo Via Tiberio si possono trovare, guardando oltre i cancelli delle proprietà private, orti e giardini ben tenuti: qualcuno li cura appositamente per godere dell’apprezzamento dei passanti».

I frutti della terra caprese

Va bene lo show: ma i frutti di questi giardini, che fine fanno? «Sarebbero troppi, se ognuno li tenesse per sé. Personalmente, rendo felice il mio vicinato perché amo regalare quel che coltivo nei periodi in cui la produzione è eccessiva: questo è il vero ‘kilometro zero’, così tanto di moda nei ristoranti! Un tempo, qui, la coltivazione degli ortaggi – ci spiega Michele Salvia – era secondaria rispetto alla vigna, che determinava maggiori redditi: oggi è diverso perché il contadino, inteso come mestiere, non esiste quasi più, salvo noi pochi che lo facciamo per piacere e non per guadagnare. Da ragazzo, scappavo quando mio padre mi chiedeva di aiutarlo a lavorare la terra: ero responsabile dei ponti radio per Telecom sull’isola di Capri, tutto un altro settore. Quando papà è venuto a mancare, però, mi sono assunto la responsabilità di continuare il suo lavoro, che è diventato la mia passione. Come me, tanti pensionati di Tiberio oggi si dedicano alla terra».
Un hobby che richiede dedizione e costanza, nonostante la leggerezza con cui ce ne parla il nostro protagonista: «A marzo si inizia a lavorare il terreno per mettere a dimora le patate, si realizzano i semenzai per i pomodori. In inverno, invece, si raccolgono i broccoletti e le scarole, piante per le quali bisogna zappare a ottobre: è faticoso, ma siamo soddisfatti perché non compriamo niente!». Come dargli torto?

Michele Di Sarno