Il libro di Carlo Knight, edito da La Conchiglia, cerca di fare luce su una delle figure più enigmatiche che ci siano state a Capri
Leggere questo libro, L’avvocato di Tiberio. La tormentata esistenza e la quasi tragica morte di Thomas Spencer Jerome, è un ottimo allenamento per gli occhi e per la mente. Non solo s’impara ad amare la storia e i suoi intrecci, ma si apprende l’importanza del dubbio. Un concetto che vale la pena marcare. Per qualunque mestiere, dal giornalismo allo studio, e per chiunque abbia il desiderio di mettere in discussione se stesso a fronte dei propri preconcetti. Carlo Knight con questo testo ha voluto gettare un po’ di luce su un personaggio che ha vissuto negli ultimi anni nell’ombra. Thomas Spencer Jerome era un avvocato, di quelli affermati (laureato ad Harvard, per giunta). Ma poteva persino scegliere la carriera diplomatica, spianata dal padre essendo stato senatore e governatore dello stato del Michigan. E invece no. Scelse Capri, insieme al suo amico Charles Freer, il tycoon delle ferrovie ma con lo sguardo sempre orientato verso l’arte, la sua vera passione.
Capri – Detroit
Il sogno americano in questo caso si è diretto a est, destinazione Mediterraneo. La traccia dei binari ha la forma delle onde del mare di Capri, la casa delle sirene, secondo la leggenda. Jerome s’innamorò di questa terra sin dal primo istante. La vita qui era meravigliosa. Il posto perfetto per isolarsi, evadere dalla quotidianità della città, come Detroit. La natura era – e lo è tutt’ora – un valore aggiunto per chi desidera ritrovare il giusto equilibrio con se stessi. Il che vale per l’artista più eclettico ma anche per il contadino comune che conosce ogni singolo angolo di quest’isola incantata. Thomas Spencer Jerome aveva scelto in quegli anni di compiere un’impresa: dedicare il suo tempo a difendere Tiberio. Come un vero avvocato, cercando indizi, testimonianze, e provando la sua innocenza di fronte a delle accuse secondo lui infamanti. Peccato che l’imputato, usando i termini giuridici, non si possa presentare in aula. Ma la condanna sembra essergli stata cucita addosso da Tacito e Svetonio. Un giudizio che, secondo le ipotesi di Jerome, era nato sulla base di notizie false fatte circolare dalla moglie Giulia. La congiura contro Tiberio fu del resto scoperta da Augusto, ma questo non fece altro che incrinare il rapporto tra i due. Eppure nonostante Ottaviano gli avesse rinfacciato questo suo comportamento non avendo «rivelato la malvagità della figlia», alla fine si decide a consegnarli l’impero. Ma questo non cancellò quella pagina buia di storia, riemersa subito dopo la sua morte da questi documenti scritti da Tacito e Svetonio. Tutto falso, secondo Jerome. Ma quella sfida lo portò a isolarsi nella sua Villa Castello, scatenando tutta una serie di congetture sulla sua condizione fisica e psicologica.
In cerca della verità
Se si prendesse come riferimento il punto di vista dell’ingegnere e scrittore Edwin Cerio, il ritratto di Thomas Spencer Jerome sarebbe l’equivalente di un quadro cubista. Creato appositamente per soddisfare il piacere e la visione del suo autore. Per lo scrittore italiano, usando le parole di Carlo Knight, rientrava nel «gruppetto di folli che all’inizio del ‘900 avevano trasformato Capri in una sorta di manicomio tascabile». Come se non ce ne fossero abbastanza di americani «deboli in estetica, che hanno applicato l’intelligenza ai lati pratici della vita […] e all’acquisto di ricchezze, [mentre] loro arte è rimasta imitativa». Sempre parole di Cerio. Le stesse che raccontano l’acquisto spregiudicato di Jerome, che si era deciso di comprare la Villa Castello «mediante un telegramma, senza vederla».
Il testo L’ avvocato di Tiberio. La tormentata esistenza e la quasi tragica morte di Thomas Spencer Jerome non si ferma però al primo scoglio. Carlo Knight cerca di scavare a fondo attorno alla figura dell’avvocato di Detroit, alternando lettere e interpretazioni su quello che si è scoperto fino ad ora. Ma ciò che davvero sorprende è la leggerezza nella lettura di questo libro, che, seppur ricco di precisi riferimenti storici e cronologici, scorre senza mai arrestarsi, tenendo impegnata la mente di chi lo legge e lotta contro i propri preconcetti. «Uno stupido erudito è più stupido d’uno stupido ignorante», afferma Thomas Spencer Jerome. Su questo, non ci sono dubbi.
Riccardo Lo Re