caprese

Tu quale caprese preferisci?

Insalata e torta, due piatti tipici dell’isola, spesso chiamati semplicemente caprese: il simpatico equivoco a tavola

Non giriamoci troppo intorno, il migliore dei modi per iniziare e concludere un pasto a Capri è con una caprese, rispettivamente l’insalata a base di mozzarella di bufala, pomodori, basilico, origano e olio e la torta, intramontabile golosità a base di cioccolato e mandorle. 

L’insalata caprese

È un piatto tanto delizioso quanto semplice. Così semplice che trovarne la genesi è quasi impossibile. Geniale nel suo accostamento, non del tutto scontato, fra la fragranza lievemente acre dei pomodori, preferibilmente cuori di bue, così chiamati per le loro dimensioni, e il sapore vellutato della mozzarella di bufala, con la sua particolare consistenza che trova la sua sublimazione nella parte esterna leggermente amarognola. A completare la magia l’immancabile basilico, l’origano e l’olio di oliva, alimento principe della dieta mediterranea. Sappiamo per certo che il Re Farouk d’Egitto, storico amante dell’isola ne era ossessionato, mentre l’origine del piatto si perde nella leggenda. Alcuni la raccontano come piatto futurista prediletto da Filippo Tommaso Marinetti che a quanto pare non gradiva la pasta, elemento immancabile della cucina locale. Per ovviare a questo problema l’albergo in cui soggiornava gli propose questo piatto veloce e leggero, a pensarci bene, ma forse è solo un caso, anche nei colori, molto futurista. Altra leggenda, sempre legata al tricolore è quella che narra che la caprese sia stata inventata come colazione al sacco da un muratore particolarmente patriottico. A proposito, la caprese, oltre che al piatto è un must anche come pranzo da mare o da barca racchiuso in un fragrante sfilatino. 

La torta caprese

Non necessita  di presentazioni questo sostanzioso dolce a base di mandorle, cioccolato e zucchero nella sua forma originale, oggi oggetto di piccole variazioni sul tema o anche completi stravolgimenti come le versioni al limone o al pistacchio. Torniamo alle origini: c’è una bellissima storia che fa risalire l’origine della caprese a una delle tante torte sbagliate sfornate anche dai migliori pasticceri che, nella fretta, dimenticò di utilizzare la farina. Questa leggenda è sicuramente una pista affascinante, ma siamo riusciti a scoprire qualcos’altro grazie a una testimonianza diretta. Ce la regalano le signore Gioia e Mariella Cosentino, decane di una antica e numerosa famiglia caprese da sempre indissolubilmente legata al mestiere, anzi all’arte dell’accoglienza. Ci raccontano una storia affascinante. Correva l’anno 1934 e i loro genitori Eugenio e Margherita gestivano il Caffè Carmela, situato a pochi passi dal belvedere di Tragara. Fra gli stranieri assidui frequentatori di quel caffè, quando ancora non esistevano quelli della piazzetta, c’era una misteriosa esule russa che ogni giorno prendeva il tè con le amiche in quel luogo suggestivo, dove già sfornavano dolci deliziosi come plumcake, babà al rum, zeppole di patate e bignè alla crema di limone. La distinta donna, ospite della vicina Villa Vismara, un giorno svelò la fantomatica ricetta ai gestori del locale, specificando che si trattava di un dolce francese, addirittura il preferito da Napoleone. Quindi, quella che oggi chiamiamo torta caprese per un periodo fu conosciuta come torta Napoleone e da subito incontrò i favori dei clienti, mettendo in secondo piano quasi tutti gli altri dolci. Una vera e propria rivoluzione proveniente dalla Francia, tramandata da una russa e poi conosciuta in tutto il mondo come caprese. Sembra quasi la trama di un romanzo. «Ora tutti i ristoranti e pasticcerie propongono la caprese: burro, uova, zucchero, mandorle e cioccolato fondente, questo è quanto» – conclude la signora Gioia scambiandosi un’occhiata con Mariella che fa trasparire un pizzico di malinconia ricordando la sorella Tittina, custode originaria della ricetta – «ma pochi veramente ne conoscono le giuste dosi e il procedimento.»

Ugo Canfora