Un’immensa eredità quella che la famiglia Cerio ha lasciato all’Isola di Capri: il legame reciproco, profondo
I Cerio, uomini e donne colti, curiosi, intelligenti, eleganti, artisti e mecenati hanno trovato in un popolo intrigante e accogliente il riconoscimento del carisma della contessa Laetizia. È lei a guidare con passione e amore il Centro Cerio, fondato dal padre Edwin che fu, per un certo periodo, sindaco dell’isola.
Eclettica, raffinata, cosmopolita Laetizia nasce a Buenos Aires nel 1908 da Edwin, poliedrico ingegnere che in Argentina progettò la ferrovia transandina per Alfred Krupp, e da Helena Hosmann, fotografa, artista e donna anticonformista.
Due genitori fuori dagli schemi per la piccola Nena, come era teneramente chiamata Laetizia, che fin da piccola visse tra Argentina, Italia, Svizzera, Stati Uniti imparando lingue e conoscendo mondi diversi, circondata da intellettuali, artisti, uomini e donne di cultura e politici. Dalla scuola di Maria Montessori a Roma, alla scuola pedagogica a Odenwald, agli studi in collegio a Zurigo, all’Accademia d’arte di Firenze dove prese lezioni di disegno dal pittore Baccio Maria Bacci e lezioni di pittura dal greco-ungherese Elfriede Pegasos, Laetizia fu subito rapita dall’arte e, in modo particolare, dalla pittura.
Capri scorre nel sangue di Laetizia: genio e sregolatezza, passioni e amore per la natura, arte e cultura segnano la vita del nonno Ignazio, definito per l’isola “un seminatore di pensieri, un originatore di idee” e successivamente del padre Edwin che, mentre lavorava per committenti del nascente mondo capitalista, covava un’anima creativa. Diede infatti vita a Capri a una rivista letteraria ricca di poesie, racconti e sferzanti cronache sui frequentatori dell’isola oltre a produrre numerosissime opere come Il paesaggio di Capri, Privilegi di Capri e Anacapri, Il paesaggio di Capri e la sua tutela legislativa, Capri nel Seicento e molte altre. La giovane Laetizia trascorre lunghi periodi a Capri con la zia Mabel Norman Cerio, pittrice e ritrattista, dalla quale impara la pazienza e i dettagli necessari a sviluppare disegno e pittura.
All’Hotel Quisisana, una sera di febbraio del 1928, Laetizia incontra colui che in pochi anni diventerà suo marito, Ramiro Alvarez Toledo, conte di Cartabellotta, dal quale ebbe due figli: Beatriz (che giovanissima muore a New York per una tubercolosi ossea) e Fernando Ignazio. I due bambini hanno la fortuna di avere una madre che legge favole home made, inventate dalla sua fervida fantasia e illustrate da disegni di animali fantastici che, crescono e si sviluppano lungo la narrazione delle storie. Non saranno i figli a limitare Donna Laetizia nel suo percorso lungo la vocazione artistica, né tantomeno la Seconda guerra mondiale: partirà di notte con i suoi bambini, in sicurezza sullo yatch messo a disposizione da Umberto II alla volta della Svizzera.
Le amicizie intellettuali
All’inizio degli anni Cinquanta torna a Capri a Villa La Certosella, che le era stata donata dal padre Edwin, qui si circonda di amici artisti, scrittori e personaggi noti conosciuti nei suoi peregrinaggi per il mondo o ritrovati sull’isola, tra questi Axel Munthe, la cara amica Diana Heiskell, figlia del pittore e fotografo impressionista Morgan Heiskell, Irene e Anna Diaz, figlie del generale Armando Diaz, Marinetti, Graham Greene, Jorge Luis Borges. È in quegli anni che cresce la sua amicizia con Emilio Pucci: il marchese fiorentino apprezza molto i disegni di Laetizia e insieme daranno vita a progetti fortunati: per Pucci realizza alcuni schizzi riproducenti la piazzetta e le stradine di Capri: saranno riprodotti su camicie di seta e foulard. “Tutto cominciò da una blusa”, dichiara in un’intervista alla rivista tedesca Costanze: la blusa di seta cruda, realizzata per Pucci ed esposta in una vetrina di Capri, attira l’attenzione dei coniugi Rasch, titolari di una ditta tedesca di tessuti e parati. L’incontro darà vita a un’amicizia e a una collaborazione che durerà anni e alla creazione di una collezione Die Tapete Capri molto apprezzata per fantasia e genialità. I suoi particolari disegni a china saranno realizzati come motivi artistici per tappezzerie e tessuti, commissionati anche da altre industrie europee e nordamericane.
La famosa Piazzetta fu anche l’ispirazione per quindici immagini – definite Piazzini – raffiguranti gli aficionados dell’isola: ibridi uomini-animali in scorci di vita che rivelano la visione ironica di Laetizia del mondo che la circonda.
Nel ’52 inaugura al lido La Canzone del mare una mostra con i suoi disegni intitolandola Zoo in piazza, definendo la festosa, varia e gioiosa vita di Capri “un manicomio variopinto”.
Arte ed eclettismo
L’eclettica Laetizia non si va sfuggire alcuna opportunità artistica: per un breve periodo collabora con la società ceramica Bassanello di Roma, realizzando disegni di pesci colorati.
La torre dell’orologio, vicinissima alla casa di Laetizia, è stata da lei definita “la sua più cara amica” ed è il soggetto più ricorrente nelle sue opere artistiche. Disegnata, tra l’altro per il padre, nella copertina del libro L’ora di Capri, con un orologio privo di lancette perché, come diceva Edwin “a Capri non esiste il tempo”.
Curiosa e affascinata da quanto accade non si fa scappare il ritrovamento nel 1964 di due statue nei fondali della Grotta Azzurra: le disegna e trascorre del tempo nel maniacale tentativo di riprodurle il più fedelmente possibile.
Nel 1962, dopo la morte del padre, fu nominata presidente a vita del Centro Caprese, “Centro di vita e studi”, fondato da suo padre nel 1947 con fondi donati appositamente dalla cognata Mabel Norman Cerio e dichiarato Ente Morale dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi nel 1949.
Laetizia abbandona completamente il disegno e si dedica alla pittura e alla guida del Centro; tiene importanti mostre dei suoi dipinti a olio negli Stati Uniti, a Londra e a Capri; restaura e ristruttura il Centro Caprese che diventa punto di riferimento per l’attività culturale dell’isola e non solo.
La scomparsa di Laetizia Cerio – sepolta a Capri – il 10 gennaio del 1997 segna la fine di un’era. Le sue opere testimoniano un’impenitente convinzione nel perseguire sia i suoi sogni sia le sue responsabilità nei confronti di Capri cui lascia un’eredità di cui le generazioni future potranno beneficiare.
Anna Maria Turra
Credits foto:
Archivio del Centro Caprense Ignazio Cerio, Fondo Laetitia Cerio.