Fino a quel momento si pensava che fosse la Grotta Azzurra il luogo dove l’imperatore era solito fare il bagno insieme alla sua corte
Fino alla fine degli anni Cinquanta Grotta Azzurra e Grotta di Tiberio erano una cosa sola. Un’anima celeste che intrappola lo sguardo e non lo molla più, fino alla fine. Dall’Impero Romano in avanti i turisti di tutto il mondo si sono scambiati passando lungo quel varco che porta verso un mondo nuovo, misterioso e affascinante. In soli 60 metri di lunghezza e 25 di larghezza riesce a graffiare il cuore del visitatore, lasciando un solco che può essere riempito solo tornando per un secondo giro. E poi un altro, un altro ancora, all’infinito. L’incanto è dovuto alla rifrazione della luce che si crea grazie a una finestra sottomarina, assorbendo il rosso e lasciando spazio all’azzurro, come si può osservare una volta entrati. Dopo la riscoperta avvenuta nel 1826 grazie al pittore tedesco August Kopisch e a un gruppo di residenti del luogo, nel corso degli anni Settanta riemersero alcune statue ritrovate sul fondo della grotta, usata come antico ninfeo romano.

Raimondo Bucher e Capri
Ma le scoperte sull’isola di Capri sono continue e inarrestabili. Il bello si stare in uno scrigno così prezioso è che non esiste un’area di cui si conosce ogni cosa. È sufficiente scavare a fondo, o addirittura immergersi, per trovare nuovi elementi che completano questo enorme quadro di storia. L’arrivo di Raimondo Bucher fu infatti fondamentale nella scoperta della vera Grotta di Tiberio. E pensare che l’apneista conosceva a menadito un altro azzurro, quello del cielo. Nel 1932 si era infatti iscritto alla scuola di pilotaggio aereo di Bergamo, per poi essere incaricato a volare in diverse spedizioni durante la Seconda guerra mondiale. Ma nell’immediato qualcosa scattò nella mente Bucher. Simile all’istante che ti porta a immortalare il momento in una foto, come quelle che lui stesso realizzerà durante le sue immersioni. A lui interessava rompere qualsiasi barriera a suon di imprese. A cominciare dal primo che andò in scena proprio a Capri nel 1949, dove raggiunge 29 metri di profondità in apnea. Un dato che sarà poi limato a 39 metri a Napoli, nel 1952. Un record mondiale.

La scoperta
Da qui si arriva al 1956. Un anno speciale per l’isola e per lo stesso Raimondo Bucher. Il campione mondiale scelse di accettare una nuova sfida, immergendosi in un piccolo cunicolo sommerso che porterà, incredibilmente, a una scoperta straordinaria: la Grotta di Tiberio. A raccontarla sono i giornali da tutto il mondo, dal The New York Times fino all’Unità che entrò nel dettaglio su quella che fu una delle novità riemerse grazie al subacqueo. Bucher disse di essersi trovato di fronte a dei reperti di epoca romana, «dalle tracce visibilissime di gradini e di altri lavori» realizzati durante quel periodo. In una parte della grotta è presente, inoltre, un altro passaggio che portava, in questo caso, verso la Grotta Azzurra. Ma a colpire di quella descrizione fu il «gioco di riflessi» al suo interno e «il loro riverbero sulle pareti» che la renderebbero ancora più incantevole della sorella, che si può visitare anche ora, lontano dal fruscio dell’estate.
Riccardo Lo Re
Credits: Costantino Esposito