Costanzo Federico e Gaia Arcucci e il concetto di accoglienza: l’identità isolana più pura, quella che si allontana dagli stereotipi
La vacanza sull’isola di Capri si può dividere sostanzialmente in due tipologie: quella basata sugli highlight – come Faraglioni e Grotta Azzurra – e quella totale, attraverso cui si scoprono tutti i segreti, le storie e le gemme che danno lustro e fama a questa località. Costanzo Federico e Gaia Arcucci, entrambi nati solo nel 1991, seguono con convinzione quest’ultima scuola di pensiero nel gestire la propria struttura.
Guarracino: da dépendance a hotel
Negli Anni Cinquanta, quello che oggi si presenta come un ambizioso, piccolo hotel a conduzione familiare, era la dépendance di un noto ristorante dell’epoca, il Diana. Successivamente, la struttura diventerà una pensione sotto la guida di nonna Maria Laura Guarracino che le darà un’impronta familiare. «Nel 2012 ho iniziato a intravedere in questa struttura del potenziale per trasformarla in qualcosa di più di una semplice pensione» – racconta Costanzo – «con una matita e dei fogli A4 ho messo giù un progetto e ho presentato la mia idea del Guarracino a mio padre che mi ha lasciato fare. Non è stato facile implementare la nostra mentalità nelle aspettative della clientela che frequentava questo posto prima che passasse a noi, ma adesso i risultati ci stanno premiando al punto di poter continuare a sognare in grande. Mi rivedo in mio nonno Costanzo: lui ebbe il coraggio di cominciare da zero.» Gaia, l’altra metà del Guarracino nella vita e negli affari, prima di lanciarsi in quest’avventura con Costanzo, aveva già avuto diverse esperienze nel settore alberghiero come receptionist: la gavetta alle spalle, infatti, è un passaggio ricorrente nelle realtà imprenditoriali isolane più felici.
Un’idea chiara di ospitalità
L’audacia di cambiare radicalmente il proprio target di riferimento sposa una filosofia di accoglienza innovativa rispetto al passato. «Il mio modello di vacanza è quello che si può trovare in alcune località dell’oceano Indiano: il cliente non deve avere quel timore reverenziale nei confronti dell’hotel, anzi, deve rilassarsi con una bibita fresca in terrazza appena arriva, mentre noi effettuiamo le pratiche formali di check-in. Successivamente, gli mostriamo la stanza, accompagnandolo personalmente: sì alla gestione familiare ma con i servizi di un hotel!» All’hotel Guarracino non c’è alcun riferimento alla sua categoria di appartenenza, come le famose stelle. «Il mio obiettivo è quello di dire, ogni anno, qualche no in meno ai miei clienti: riuscendoci, significa che ricevono le attenzioni di cui hanno bisogno.» Il rapporto con gli ospiti, basato sulla sincerità, è fondamentale per creare un legame di reciproca fiducia: «Quando ci chiedono consigli per scegliere un ristorante, i nostri suggerimenti sono sempre per posti dove siamo sicuri che si mangi bene.»
La consapevolezza dell’identità
Questa sorta di operazione trasparenza è totale: Costanzo Federico non nasconde – né a noi né agli ospiti della struttura – il suo non ritenere l’isola di Capri un posto di lusso, nell’accezione positiva dell’espressione.
«Capri è un’altra cosa, il lusso l’ho visto a Dubai dove il cliente non alza un dito: qui si cammina tanto, si fanno escursioni con le scarpe comode e ritengo giusto che le persone lo sappiano, perché è questa la nostra identità: invitiamo i clienti a esplorare l’isola anche oltre la Grotta Azzurra e i Faraglioni. A volte vorrebbero simpaticamente tagliarci la testa perché rientrano distrutti, ma poi sono entusiasti delle esperienze che fanno a Villa Jovis, ai Fortini e lungo i tanti sentieri dell’isola di Capri. Anche la strada dove siamo noi, via Mulo, va rivalutata perché è bellissima e ricca di storia.»
Calore umano, attenzione capillare e gioia di condividere ogni dettaglio dell’isola con i loro ospiti sono i tre elementi fondanti di quello che c’è dietro i sorrisi di Costanzo Federico e Gaia Arcucci all’Hotel Guarracino, una struttura che oggi si impegna a scrivere pagine inedite di una lunga storia di famiglia e di ospitalità caprese.
Michele Di Sarno
Credit: Costantino Esposito