Jacques Fersen

Scelse l’isola azzurra per fuggire dal mondo

Jacques Fersen, scrittore francese eccentrico e discusso, attraversò la storia di Capri tra feste, amori e scandali

L’eco del dolore del mondo. Jacques Fersen, lo scrittore francese eccentrico e discusso, attraversa la storia dell’isola di Capri col suo incedere turbinoso di feste, amori, avventure, colpi di fortuna, cadute in disgrazia che non danno respiro – o danno giusto il tempo di saltare alle spiegazioni.

Scelse Capri come luogo per rifugiarsi dal mondo, dai suoi tormenti, dai suoi vizi e dal giudizio degli altri. Ma in quella zona franca che Jacques Fersen amava definire l’eco del dolore del mondo, frana tra convinzioni ed eccentriche posture.

Il barone Jacques Fersen era l’affascinante rampollo di un’aristocrazia parigina, nato nel 1880, ricco erede di un’acciaieria fondata dal nonno, ambito dalle giovani nobili in età da marito. Ne sceglie una, Blanche Maupéou, ma non durerà e, alla luce dell’indomito comportamento di Fersen, quel fidanzamento non potrà che risultare una copertura. Il giovane barone ha altri progetti, preferenze diverse: incontra ragazzi giovanissimi in un appartamento in affitto dove, dando vita a sensuali tableaux vivant con altri coetanei esponenti della nobiltà, mette in scena la sua idea di relazione e una visione senza limiti della lussuria; nel 1903 l’accusa è di pratica di messe nere, le sue feste verranno considerate dall’ordine costituito, orge in cui la degenerazione è intollerabile. Viene condannato a sei mesi di prigione e alla perdita, per cinque anni, dei suoi diritti civili. Ricorso storico di quanto, pochi anni prima, era accaduto a Oscar Wilde.

Tentativi di “normalità”

Il barone cerca un riavvicinamento con la fidanzata ma lei lo mette alla porta; lui tenta il suicidio, viene scartato dall’esercito perché troppo fragile. In una società che lo allontana lascia Parigi per scappare a Capri, il luogo visitato da ragazzo che ora gli sembra abbastanza lontano e sufficientemente al riparo.

Acquista un pezzo di terra poco distante da Villa Jovis. All’amico architetto e scenografo, Edouard Chimot, affida il progetto per costruire la sua casa in cima alla collina e parte per un viaggio in Oriente. Ne resterà segnato; conosce buddismo, induismo e il vizio con cui convivere fino all’ultimo dei suoi giorni: l’oppio. Per molti fu un grande letterato, per altri un uomo mancato e instabile. Quando prova a portare a termine Lord Lyllian, quello che alcuni definiscono “romanzetto in sospeso”, si troverà sostenuto da una parte di critica che lo definisce l’ironico espediente per spiegare ciò che Fersen pensa di Fersen. Mentre Messes Noires, tra visioni e realtà, finzioni e allucinazione, descrive particolari della vita, ricordi d’infanzia dello scrittore irriverente e ossessivo che continua a indagare opponendosi all’idea di repressione del desiderio.

Da Capri a Roma e ritorno

Il barone non ha pace, tornato a Capri sarà sopraffatto da un nuovo scandalo: un ragazzo muore in un incidente nel corso dei lavori di costruzione della villa. Si sposta a Roma in attesa che la rabbia degli isolani nei suoi confronti si plachi. 

È a Roma che, in via Veneto, incontra un venditore di giornali, ha 15 anni, è Nino Cesarini. Trovano risposta le lunghe ricerche di un partner con cui legarsi; Nino, definito da Fersen più bello della luce di Roma, rappresenterà la perfezione di una purezza a lungo inutilmente cercata. Insieme si traferiscono a Capri, la sua abitazione ormai terminata si chiamerà Villa Lysis, riferendosi a Platone, a Liside e all’incastro dell’amore platonico. 

Vitalità e fervore sono i regali dell’incontro con Nino, ma Jacques Fersen scriverà romanzi senza successo, pubblicherà un giornale che avrà la vita di un solo anno; il disegnatore e saggista Jean Cocteau non esita a definirlo un fenomeno di impotenza lirica. Eppure, immerso nei versi il barone riesce a trovare una dimensione, l’oppio farà il resto. Dal viaggio tra Parigi e l’Oriente i due tornano con una collezione di pipe che andrà ad arredare l’Opiarium: la stanza cinese della sontuosa dimora. 

Ossessionato dalla gelosia nei confronti del giovane amante, che gliene dà motivo, inizia a sua volta nuove frequentazioni sull’isola col risultato di accrescere la sua torbida fama d’esule. A far traboccare il vaso delle relazioni già complicate con Capri, sarà la festa notturna per i vent’anni di Nino: un rito pagano nella grotta di Matermania, una sontuosa celebrazione sacerdotale e la pretesa di assurgere a divinità un giovane romano dalla classicità ellenica.

Dopo la guerra l’idillio amoroso vacilla anche se, accanto all’ultima conquista di Jacques Fersen, Corrado Annicelli detto Manfred, Nino continuerà a proteggere il compagno da sé stesso e dai suoi deliri.

Ma nessuno riesce a fermare la caduta del barone che si delinea come suicidio; una coppa di champagne con sciolta cocaina, consumata nella camera cinese, il 5 novembre del ’23 pone fine a un’inquieta, folle solitudine.

Jacques Fersen, cremato e sepolto nel cimitero acattolico di Capri, lascia Villa Lysis sull’isola, come pegno di quel sogno visionario che lo ha diviso e preteso. 

Anna Maria Turra