Sono trascorsi 84 anni da quando per la prima volta Villa Jovis veniva portata alla luce dall’archeologo Amedeo Maiuri
Oggi Villa Jovis, appartenuta all’imperatore Tiberio che da qui amministrò l’Impero Romano per undici anni, è un prodigio dell’architettura di quel periodo e un gioiello da ammirare in tutto il suo splendore grazie alla riapertura – dal giovedì alla domenica, dalle 10 alle 19 – annunciata dalla Direzione Regionale Musei Campania.
Maiuri e gli scavi a Capri
Quando Maiuri iniziò gli scavi a Villa Jovis la sua fama da illustre archeologo era già largamente conosciuta. Sovrintendente alle antichità per la Campania e direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli dal 1924, aveva già compiuto importanti scavi in luoghi come Creta, Pompei, Ercolano, Rodi e Paestum con grande successo. Villa Jovis per Maiuri si rivelò da subito un’interessante sfida: all’epoca – come racconta lo stesso nel suo libro Breviario di Capri – gran parte della struttura era ancora sepolta sotto le macerie e i detriti trasportati dagli elementi. «Ho iniziato gli scavi di Villa Jovis nel 1932. Tra sterri e restauri vi ho impiegato varie campagne di lavori, dal 1932 al 1935, ed è stato lo scavo forse più inebriante che abbia avuto la ventura di fare nella mia non breve ascesi di archeologo militante.» Così Maiuri racconta la sua esperienza nel suo saggio dedicato a Capri. Le campagne dei lavori furono diverse e consentirono al team di portare alla luce non solo la villa, ma anche diversi manufatti sopravvissuti al tempo e ai primi rovinosi scavi avvenuti durante il regno di Carlo di Borbone, durante i quali furono trafugati diversi reperti. Il risultato di questo lavoro durato la bellezza di tre anni fu sorprendente. La villa è stata restituita all’isola di Capri in tutto il suo antico splendore, con numerose sezioni aperte al pubblico e visitabili grazie al percorso che dalle fondamenta porta direttamente in cima alla costruzione, da cui si può ammirare una vista d’eccezione sul Golfo di Napoli e sull’isola d’Ischia.
Villa Jovis, la dimora-fortezza
Quello che colpisce di più ammirando la villa di Tiberio è anche ciò che affascinò maggiormente Maiuri durante gli scavi. La sua posizione a 338 metri di altezza sul Monte Tiberio permetteva all’imperatore di abbracciare con un colpo d’occhio le coste della penisola e una buona parte della stessa isola di Capri. Più di tutto poi, Tiberio aveva scelto per sé una dimora lontana dalle zone più frequentate dell’isola, preferendo invece quello che oggi viene chiamato da molti un nido d’aquila saldamente ancorato alla montagna. Ma questo non sorprese l’archeologo, che durante gli scavi aveva imparato a comprendere più a fondo l’indole già famosa di Tiberio. Considerato un imperatore introverso e riservato, da quando salì al trono dopo Augusto decise di mantenere una politica di austerità e di consolidamento dei confini piuttosto che dedicarsi a battaglie di conquista, ponendosi infine tra i suoi obiettivi quello di sanare i debiti dello stato. A Capri, Tiberio trascorse gli ultimi undici anni della propria vita per sfuggire agli intrighi di corte operati da un consolato sempre più scontento e da un capo del pretorio sempre più ambizioso.

Ecco allora la scelta di costruire la prodigiosa villa sulle pendici del monte: l’imperatore da sempre innamorato dell’isola scelse la posizione con cura e ne seguì i lavori con attenzione. Riuscì perfino a trovare una soluzione ai principali problemi legati al soggiorno sull’isola: l’assenza d’acqua e l’impossibilità di comunicare con la terraferma. Nel primo caso vennero costruite delle grandi vasche di approvvigionamento idrico al centro della dimora, che sarebbero andate riempiendosi durante le piogge e avrebbero alimentato le terme poste nell’ala est della villa e i servizi igienici. La soluzione alla mancanza di comunicazione con la penisola fu altrettanto ingegnosa. Si pensò, infatti. di sfruttare la vicina torre di segnalazione già presente all’epoca e di sistemarvi in cima dei falò o un sistema di specchi per scambiare brevi messaggi con i vicini Capo di Sorrento e con il porto di Miseno. Il resto degli ambienti fu pensato in modo altrettanto funzionale. Oltre all’ala est tutta dedicata alle terme, a sud si trovavano gli alloggi delle guardie e della servitù, insieme alla cucina. La sezione est invece era stata pensata per ospitare le stanze dedicate agli ospiti e ai collaboratori di Tiberio, con gli ambienti imperiali situati nella sezione posta a nord che dava direttamente sul mare e sulle coste della penisola.
Oggi, la villa prediletta di Tiberio è accessibile grazie a un percorso di 45 minuti che risale sul fianco della montagna, una passeggiata in mezzo alla natura che conduce direttamente su quella cima a metà tra il mare e le nuvole che l’imperatore scelse personalmente come dimora. Così lo raccontò Maiuri nei suoi scritti:
«[…] Tiberio volle invece per sé il picco più solitario, le rupi più abissali, il luogo più remoto da ogni altro abitato, e vi costruì il suo nido di falco. Fu una villa fortezza, più castello che palazzo, più eremo che magione imperiale; a guardarla oggi con la sua gran mole che copre il cocuzzolo del monte, si direbbe il vecchio castello di un signore feudale che imponesse chissà quale odioso diritto di preda ai naviganti: e fu invece la casa di un imperatore che consolidò saldamente sul mare e sulla terra l’impero di Augusto.»
Benedetta Piras
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- Immagine di copertina di Costantino Esposito
- Foto da romanoimpero.com