Riccardo Pecoraro Capri
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Il Sudamerica nelle corde

La cifra di Riccardo Pecoraro? Dalla musica popolare alla sua Capri Suite, passando per la world music della Pasqua napoletana

Riccardo Pecoraro si lascia ispirare dall’isola di Capri e, in particolare, dalla sua Matermania per le proprie composizioni musicali. Il Sudamerica, nello specifico il Cile, dista dall’Italia circa dodicimila chilometri: per Riccardo Pecoraro – musicista e autore caprese nato nel 1962 – il viaggio è durato il tempo di un disco degli Inti-Illimani ricevuto dal padre nel 1973. «Ho percepito una forza e una profondità umana che mai avevo ascoltato prima», racconta Riccardo con la sua voce pastosa e lo sguardo sempre vivace nel parlare dei propri inizi.

Una chitarra per cominciare

Il successivo dono di papà Ninni fu una chitarra con l’insegnamento di pochi accordi. «Mi sono divertito a passarci le ore, da autodidatta, sia con la musica cilena che con quella popolare perché gli anni Settanta erano quelli della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Nel 1980 ho composto la prima cantata, dedicata a Victor Jara che considero il mio maestro: non dimentichiamo che l’isola di Capri ha avuto un grande legame con il Cile, attraverso Pablo Neruda».

Le stagioni dell’isola di Capri

«Si scrive di quel che si conosce – afferma con convinzione Riccardo Pecoraro – «come fu per la musica cilena, così è stato per il posto in cui vivo: ho scritto tanto sull’isola di Capri, senza mai trattarla come un posto da cartolina, perché ci vivo, ci lavoro, ci ho sofferto e la amo tantissimo.»

Il pensiero, a questo punto, non può che andare verso Capri Suite, l’opera musicale con cui l’artista ha raccontato – in una prima versione degli anni Novanta aggiornata recentemente – l’alternarsi delle stagioni isolane dal punto di vista di chi ci vive. «Capri Suite inizia con un brano a rappresentare un inverno introspettivo, con la presenza forte del vento che ci modella e una citazione su Pablo Neruda che sbarcò sull’isola proprio in questa stagione» – spiega l’artista isolano – «la primavera è raccontata in due parti, che spaziano dalla bossa nova all’adagio lirico, in cui si mostrano l’isolano che torna dalle vacanze e i primi turisti che arrivano. L’estate si compone di una sorta di tarantella sarda e di un’altra sudamericana, a sottolineare il divertente trasformarsi degli isolani in soldati per far fronte alla stagione turistica. E poi l’autunno chiude l’opera con due brani che raccontano i sentimenti di chi se ne va dall’isola senza, forse, averla capita.»

L’interpretazione della Pasqua cattolica

Il lavoro che lo stesso Riccardo Pecoraro definisce «il più importante, è la world music opera La Pasqua Napoletana, un musical interamente in napoletano in cui porto in scena e in musica la Pasqua, aggiungendo – rispetto all’interpretazione del Vangelo, riportata con un po’ di colore partenopeo – un brano in cui un uomo dice: Dimane accidono a Cristo | ma je pozzo dicere ca’ nun ce stevo, per sottolineare il fatto di non volersi sentire responsabile.»

Armonie di casa

Riccardo – nonostante sia nato nei pressi della piazzetta, precisamente in quella Villa Behring dove dormì Gor’kij – è cresciuto e tutt’ora vive a via Tamborio, nella parte più vicina all’area di Matermania, strada che ha fatto da musa ispiratrice per un recente brano strumentale, appunto Matermania; ascoltarlo mentre sarete da quelle parti, vi farà immaginare le parole da cantare su questo dolce strumentale. «Matermania è un posto molto bello: nonostante ci sia la via per l’Arco Naturale, il flusso turistico è calmo, la strada è calda e ne sono innamorato» – confessa Pecoraro – «questa canzone è stata la prima che ho scritto interamente come brano strumentale per chitarra solista: l’ho affidata a Rosaria De Gregorio, una chitarrista molto brava con cui collaboro e che riesce a interpretare le mie suggestioni in fase di scrittura. Da allora, mi dedico molto di più alla composizione di brani strumentali.»

Difficile, per un creativo, non lasciarsi rapire dal fascino dell’isola di Capri per potersi esprimere soprattutto in suo nome: Riccardo Pecoraro, da oltre quarant’anni, è testimone di questa influenza benefica che risuona nelle sue partiture appassionate, sia intimiste che coinvolgenti.

Michele Di Sarno