Hans Paule

Hans Paule, il pittore cavernicolo

Lo aveva definito così Edwin Cerio: eccentrico e originale, visse in una grotta e fu amico di Moravia, Malaparte e Clavel 

Si guadagnò l’appellativo di pictor spaeleus, pittore cavernicolo da Edwin Cerio perché pare che l’eccentrico Hans Paule abbia vissuto per lungo tempo in una grotta, bevendo l’acqua piovana filtrata dalle rocce e andando alla ricerca di ricci di mare e patelle per avere ogni giorno una fonte di sostentamento. Le sue apparizioni al caffè Zum Kater Hiddigeigei di Donna Lucia Morgano erano l’occasione per mostrare i suoi lavori e incontrare gli amici: da Alberto Moravia a Curzio Malaparte, da Norman Douglas a Fortunato Depero, da Axel Munthe a Jacques Fersen. E poi ancora gli artisti Walter Depas, Carlo Perindani, Valentino White, Raffaele Castello e Otto Sohn-Rethel. Una stretta amicizia lo legò al violinista caprese Paolo Falco: soggiornò a lungo nella sua pensione di via Matermania dove condividevano momenti artistici tra pittura, vino e buona musica. E poi Gilbert Clavel, che racconta nelle pagine di un diario il suo incontro con il pittore austriaco. «Improvvisamente, da un punto imprecisato, qualcuno chiama il mio nome: Clavel. E un viso barbuto mi viene incontro» – scrive Clavel – «è così che ho incontrato Paule. Avevamo molto da raccontarci, tanto che la nostra conversazione si è prolungata fino al mattino.»

In Sardegna e ritorno

Hans Paule nacque in Austria nel 1879 e sbarcò sull’isola azzurra all’inizio del Novecento, seguendo l’esempio di Karl Wilhelm Diefenbach, il pittore naturalista tedesco al quale è dedicato un museo all’interno della Certosa di San Giacomo di Capri. I due si erano conosciuti anni prima all’Accademia di Belle Arti di Vienna. Barba rossiccia, occhiali rotondi, camicia a quadri e sandali da frate ai piedi, Hans Paule divenne un simbolo della Capri di quel tempo. Per Paule, come per Diefenbach, la terra delle sirene era il luogo perfetto per vivere a contatto con la natura. Gli anni spensierati capresi ebbero una battuta d’arresto nel 1915, quando fu confinato a Tonara, in Sardegna – dove poté contare sull’ospitalità del sindaco Giovanni Tore e iniziò a lavorare alle incisioni su legno – per rientrare sull’isola solo nel 1924. Un ritorno che segnò la realizzazione di una vasta produzione artistica: disegni a matita, tele ad olio, autoritratti, xilografie su carta sottile o legno in cui ritraeva paesaggi, scorci di case, personaggi. Scomparve improvvisamente nel 1951, a Capri, dopo – leggenda vuole – una fragorosa risata in piazzetta.

Adele Fiorentino